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A Como più Fragili dopo la Tempesta? ce lo dice Enzo Barni

PIU’ FRAGILI DOPO LA TEMPESTA      

Intervento di Enzo Barni della Segreteria UIL pensionati Area vasta del Lario (Como e Lecco)

Ringrazio dell’occasione offerta di poter brevemente parlare di quanto la pandemia ha influito sui comportamenti degli anziani nella provincia di Como, ma vorrei per prima cosa complimentarmi con i relatori dell’associazione per il lavoro svolto e per gli indicatori che il questionario ha evidenziato, indicatori che ci saranno utili anche nel definire le richieste da presentare ai Comuni in occasione delle negoziazioni.

In relazione a questo punto devo rilevare che i Comuni della provincia di Como, pur sollecitati da richieste di incontro da parte dei Sindacati confederali hanno risposto in numero molto minore rispetto al pre-pandemia.

Alcuni dati: la provincia di  Como ha una popolazione di 596.000 abitanti residenti in 148 Comuni. Se escludiamo i comuni di Como, Cantù, Mariano, Erba, Lomazzo e  Olgiate, la maggior parte degli altri ha un  numero di abitanti sotto i 5000  in quanto le auspicate e necessarie fusioni  fra Comuni limitrofi sono molto state poche . Questa polverizzazione, in aree per la maggior parte prealpine rende più difficile la possibilità di fornire i servizi necessari specialmente a una popolazione anziana.  Popolazione della provincia che conta il 23% di cittadini oltre 65 anni, circa 138000, di cui il 12% , circa 71.000,  di età superiore a 75 anni.  Quindi età in cui c’è bisogno di una sanità di territorio, capace di stare vicino e sostenere tutte le cronicità che non devono essere necessariamente ospedalizzate per non creare gli intasamenti ai pronto soccorso, fenomeno che purtroppo si verifica ancora di frequente. Una medicina territoriale che dovrebbe essere presente con le case di comunità, che si stanno aprendo in punti del territorio dove già esistevano dei presidi e che necessitano di personale sanitario  specializzato  in collegamento con i medici di medicina generale ( nella provincia ne mancano almeno  60   ) e con i servizi sociali dei Comuni. Como è una delle province italiane più in crisi per la mancanza di MMG specialisti e infermieri. Ad oggi la casa di comunità del capoluogo, inaugurata a metà del 2022, che doveva diventare centro per medicina generale con gruppi di medici di base pronti a rispondere ai bisogni dei cittadini, non riesce a decollare per il mancato accordo fra i MMG e l’Azienda sanitaria. Inoltre c’è da tempo carenza di letti ospedalieri sia a Como, si parlava di attivarne 40 fra il 2022 e il  2024, sia all’ospedale di Menaggio. Dobbiamo aggiungere che, oltre alla mancata programmazione sulla ricerca del personale, Como soffre della contiguità con la vicina Svizzera che recluta, con stipendi 2 o 3 volte superiori a quelli italiani, personale medico e paramedico che ha studiato e si è formato a spese del nostro paese rendendo sempre più difficile coprire quei posti. Si stima che per l’ottimale funzionamento di casa e ospedali di comunità servirebbero oltre 200 infermieri,

La città di Como e molti paesi del lago sono zone di grande attrazione turistica e la frequentazione dopo la pandemia  di stranieri e di comaschi è  veramente  massiccia.  Fra questi sono moltissimi gli anziani, che con un crescendo hanno ripreso le loro passeggiate con uno spirito e vivacità che traspare dai loro gesti per una libertà riconquistata.  Questo però potrebbe dare un’immagine fuorviante della situazione degli anziani perché è’ alto il numero di anziani che soffrono per problemi di salute e cronici che  quindi hanno bisogno dei servizi sociosanitari vicini e adeguati. Non sempre questi servizi riescono a dare il sollievo richiesto che spesso   non è solo  sollievo materiale . Fondamentale è la presenza sul nostro territorio di tante associazioni di volontariato sia laiche che religiose che riescono a far sentire quella vicinanza e dare sostegno e che hanno profuso il loro impegno anche nel periodo della pandemia.

Per coloro che hanno condizioni di salute discrete, e sono molti , è errato immaginare la vecchiaia solo come un declino delle proprie funzioni mentre va considerata una tappa della propria vita e dobbiamo adeguare la nostra identità e il nostro stile di vita alle mutate condizioni.  Dobbiamo considerare la nostra ”  inattività” un tempo in cui possiamo prendersi cura dei nostri cari, dipingere, suonare , fare lavori che ci danno il piacere del fare, aiutare i nipoti a scuola e nei giochi,   essere in definitiva  attivi. E per questo a Como ci sono decine di associazioni che possono accompagnare, dai centri per gli anziani alle università popolari e della terza età, associazioni  che organizzano gite, visite guidate, luoghi di incontro fra generazioni, corsi e iniziative culturali o sportive, tutte calibrate anche in funzione dell’età.                                                                  

Queste opportunità sono minori nei piccoli comuni anche se spesso c’è una presenza di attività tradizionali che attraverso pro loco, alpini, protezione civile impegnano gli anziani in lavori di volontariato e momenti di svago e convivialità. Inoltre vi è un maggiore senso di appartenenza alla comunità che si realizza anche in azioni di aiuto e solidarietà verso chi ha più bisogno.

Oltre a questo maggior coinvolgimento e partecipazione che vediamo rinascere, notiamo una maggiore partecipazione anche ai corsi che facciamo come sindacato per l’ottenimento e l’uso dello SPID , per non  dipendere dai figli o nipoti, per i corsi di informatica, per incontri di formazione contro truffe e furti ed altre attività.. Tutto questo contribuisce ad  allontanare il senso di solitudine, di inutilità  e di inadeguatezza che certe volte prova soprattutto  chi vive solo.

Chiudo queste  considerazioni  citando una massima del  Segretario Nazionale della UIL pensionati  Carmelo Barbagallo che oltre a aver proposto  una forma di “lavoro” per gli anziani dice :

I giovani corrono veloci ma sono gli anziani che tracciano il cammino.

 

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