Il sindacato pensionati e il sindacato confederale, devono affrontare questi temi :
- dobbiamo decidere se vogliamo ancora condividere e contribuire a realizzare. la territorializzazione del sistema sociosanitario, da ospedale centrico a diffuso e integrato territorialmente, così come abbiamo concorso a progettare. Il nostro compito deve essere quello di individuare l’elemento qualificante del bene comune dentro la rivoluzione del sistema sociosanitario lombardo per sostenerlo e intervenire laddove si fossero costituite forme di rendita o di puro interesse economico.
- Il raggiungimento dell’obiettivo richiede:
- una presenza costante e attenta nei rapporti con la struttura centrale di Regione Lombardia e con le ATS/ASST/CdR sul territorio
- una formazione/informazione continua sui temi del sociosanitario.
- un’azione continua e articolata sull’utenza formata dai pazienti cronici (il cui incremento è direttamente proporzionale all’invecchiamento della popolazione) che ha bisogno di essere sostenuta, informata e tutelata anche dalle strutture sindacali non solo nella fase della contrattazione ma anche in quella per l’accesso ai servizi sociosanitari. (contribuendo a produrre: informazione, indirizzo e orientamento dell’utenza: uno dei grandi fallimenti della L.23 è stato relativamente alla presa in carico dei cronici, per la più parte fallita!)
- un rapporto che, se con le ATS è legato a una forma di contrattazione positiva, con gli Enti Locali Comunali e la loro Associazione è necessario produca un legame di forte condivisione per dare corpo ai diversi e articolati bisogni/interessi in campo sociosanitario della popolazione nei territori lombardi delle ATS.
Permangono alcune criticità importanti:
- il trascurabile coinvolgimento delle OOSS nell’azione programmatoria, di progettazione e realizzazione degli obiettivi della Legge regionale 23 da parte di ATS e ASST: ad esempio la progettualità per la costituzione di strutture importanti come POT e PreSST è stata poco condivisa e in modo molto casuale (spesso basata sulla disponibilità della localizzazione edilizia già esistente, sul non utilizzo di tutto il potenziale esistente sul territorio compresi i poli universitari, sull’ altalenante rapporto con la pianificazione territoriale espressa dai PGT, ecc.)
- la bassa condivisione ed efficacia, fino ad oggi, delle azioni di prevenzione e informazione dei pazienti (spesso caratterizzata da incapacità gestionali, vedi tutta la campagna vaccinale in particolare quella antinfluenzale!) che dovrebbero essere la base di uno dei cardini della legge 23 e che costituiscono il passaggio dalla “medicina dell’attesa” alla “medicina di iniziativa”
- la bassa interazione con le OOSS per la produzione di progetti e azioni a favore dell’utenza su: Pronto Soccorso, Liste d’attesa, Organizzazione della diagnostica, erogazioni prestazioni domiciliari, ecc.
- l’atteggiamento poco olistico rispetto all’organismo sistema sociosanitario da parte della dirigenza e la preoccupante crescita di organizzazioni corporative del personale
- la difficoltà di triangolare il rapporto tra ATS/CdR/OOSS
- il tradizionalismo dei pazienti lombardi, spesso poco e male informati delle effettive potenzialità della presa in carico o delle dimissioni protette
- la cosiddetta sussidiarietà della sanità privata piegata alla rendita e all’interesse economico anziché alla valorizzazione e capitalizzazione delle eccellenze
Alcuni elementi positivi (realizzati a macchia di leopardo e non sviluppati a sistema):
- l’azione intrapresa per passare dal disease oriented (al centro la malattia) al person oriented (approccio focalizzato sul malato e sulla valutazione e gestione globale e multidisciplinare dei suoi problemi)
- il potenziamento della valutazione multidimensionale del bisogno sociosanitario
- l’introduzione di un sistema di classificazione delle malattie croniche flessibile e costantemente riaggiornato
- la cartella clinica condivisa, le prescrizioni secondo linee guida e Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale
Complessivamente la legge esprime una serie di potenzialità positive che devono però trovare piena attuazione per dispiegare tutta la loro capacità e che hanno invece fattori di abbattimento come:
- le scelte non puntuali, incoerenti e di riduzione delle risorse economiche necessarie
- i problemi legati a norme e burocrazia spesso incapace, farraginosa e codina,
- la purtroppo ancora diffusa corruzione dell’ambiente sanitario e pubblico
- la partecipazione contraddittoria (a livello territoriale e generazionale) dei MMG e dei PLS nei processi di presa in carico dei pazienti cronici
- la contraddizione non risolta tra bisogni degli utenti e insufficienti risorse umane impiegate
- la mancanza di una tradizione di efficacia/efficienza del lavoro d’equipe che solo da poco ha cominciato ad essere utilizzato in modo sistematico
- la storica e ancora consolidata struttura ospedale-centrica
sono tutti fattori che possono annullare il raggiungimento degli obiettivi positivi collegati al prendersi cura.