Su ECOSTAMPA- Mondopadano l’intervista Amedeo Giuliani (Uil Pensionati) analizza le principali necessità della categoria Risorse e servizi
«Pur avendo acquisito alcuni risultati, questi non sono sufficienti e non completano le nostre richieste, in particolare sul valore degli assegni»
Amedeo Giuliani, membro della Segreteria della Uil Pensionati, fa il punto della situazione, ponendo l’accento in modo particolare su tre temi
– sanità, non autosufficienza e pensioni -, inquadrando anche il ruolo che il sindacato può giocare a partire dal territorio.
Che momento vivono i pensionati e come sta agendo il sindacato?
«Come sindacato continuiamo ad esprimere la nostra volontà e disponibilità a continuare il confronto su vari livelli, dal nazionale al locale. Pur avendo acquisito alcuni risultati, questi non sono sufficienti e non completano quelle che erano le nostre richieste, in particolare sul
valore delle pensioni e del loro aumento, ma penso anche che si debba continuare a discutere su questo, magari anche riducendo la pressione fiscale considerando oltre tutto l’inflazione e il fatto che le pensioni italiani sono tra le più basse d’Europa.
Ci sono poi le questioni relative alla legge sulla non autosufficienza e sulla sanità. Per quanto riguarda la prima, è una buona legge, ma bisognerà mettere delle risorse perché non è in grado di svilupparsi a livelli concreti sui servizi. In tema sanità, l’ente regionale è quello
che dovrebbe trovare risposte, ma anche a livello nazionale occorre trovare ulteriori risorse e disponibilità a valorizzare la sanità pubblica».
A proposito della legge sulla non autosufficienza, cosa bisognerebbe fare ancora?
«Il problema è quello di dotarsi di strumenti e servizi per dare delle risposte, in particolare a livello locale, sui temi della non autosufficienza che significherebbe dare risposte alla povertà, alla fragilità, alle persone con disabilità e più in generale alle fasce più deboli in particolare anziane che hanno la necessità di avere questi servizi e risposte che oggi sono un po’ frantumate e invece andrebbero messi insieme».
C’è quindi la grande partita della sanità, soprattutto sul territorio.
«Rilanciare e rafforzare la sanità pubblica, ma anche quella territoriale è uno dei problemi che abbiamo di fronte. Si tratta anche qui ovviamente di costruire le condizioni perché si trovi del personale da inserire nel mondo della sanità appunto e che ci siano i giusti incentivi e
i giusti riconoscimenti economici per valorizzare proprio la sanità pubblica affinché non venga scelta quella privata a suo discapito. lo credo che bisognerebbe vedere come affrontare la situazione con le strutture locali, come sta avvenendo nel nostro territorio, tenendo conto che siamo consapevoli delle difficoltà di avere del personale, a partire da quello medico ed infermieristico. Il punto rimane comunque quello di riqualificare la sanità pubblica dando opportunità al personale, dotandosi anche di strumenti diffusi nel territorio che valorizzi il ruolo della sanità e che aiuti a ridurre le liste d’attesa, soprattutto per quelle patologie che richiedono tempi di risposta rapidi».
Che tipo di azione e supporto può dare il sindacato sul territorio?
«Sia nel Cremasco che nel Cremonese abbiamo aperto una serie di confronti con l’Ats e le due Asst, ma anche con diversi Comuni che possono incidere nelle scelte. Bisogna trovare un equilibrio tra le esigenze amministrative delle aziende sanitarie e quelle delle persone per
trovare delle soluzioni, soprattutto per i cittadini anziani o che hanno una cronicità e delle difficoltà. Ritorno, ad esempio, sul tema delle lista d’attesa: bisogna davvero fare in modo di ridurre i tempi e tenere in considerazione che chi ha particolari cronicità e situazioni di malattia devono essere aiutati, anche perché il rischio è che tutti quanti vadano al Pronto Soccorso con il rischio di intasarlo.
Bisogna trovare queste soluzioni pratiche per soddisfare le necessità che soprattutto nelle persone anziani che si evidenziano. Ci rendiamo anche conto che se non arrivano risorse da un livello più alto diventa anche difficile ragionare e trovare delle soluzioni: penso che sanità,
non autosufficienza e dare maggior valore alle pensioni e un ruolo più attivo ai pensionati sia un compito che possiamo svolgere anche ad un livello territoriale, anche se è chiaro che devono esserci aiuti normativi ed economici dai piani più alti».
Le richieste più urgenti che avanzate?
«Sicuramente quello di mantenere l’impegno di aumentare le pensioni in base al costo della vita e lavorare sul peso fiscale
che grava sulle stesse. I pensionati hanno già pagato per una vita lavorativa, giustamente, il fisco: si può anche considerare che il peso fiscale possa essere ridotto sulle pensioni, anche perché il più delle volte i pensionati sostengono anche parte della famiglia. Sarebbe molto
importante, ad esempio, iniziare a considerare che la prossima tredicesima possa essere completamente defiscalizzata: potrebbe essere un modo per recuperare parte del valore perso dalle pensioni
(estratto)