Il quotidiano la Stampa il 27 aprile sintetizza così i dati INPS sul gap pensionistico uomo/donna
I NUMERI DELL’INPS sulle Pensioni: le donne incassano il 33% meno degli uomini.
Nella previdenza resta il gap fra donne e uomini: secondo i dati dell’Inps, gli assegni liquidati alle donne nel primo trimestre del 2023 hanno un importo medio di 904 euro, del 33% inferiore a quello degli uomini (1.357 euro).
Guardando solo ai nuovi assegni, per entrambi i sessi l’importo è diminuito in media di 50 euro rispetto a quelli liquidati nell’intero 2022, a seguito della riduzione della quota retributiva rispetto a quella contributiva.
Nei primi tre mesi del 2023 sono state liquidate nel complesso nuove 174.610 pensioni e questo corrisponde a un calo del 26,22% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Noi continueremo la nostra battaglia con la Confederazione perché le cause che stanno alla base di un gap pensionistico così alto, vengano rimosse: come sappiamo tutti il gap pensionistico è il prodotto di un gap salariale contro il quale il sindacato si batte da anni attraverso interventi contrattuali che riportino in equilibrio le norme salariali e legate alle progressioni di carriera che penalizzano le donne al lavoro.
Tetti di cristallo da sfondare e pavimenti appiccicosi da cui decollare ed altre metafore che vengono usate per spiegare come mai le donne nel mercato del lavoro italiano subiscono ancora forti discriminazioni “indirette” che le relegano a posizioni di lavoro che non le valorizzano ed a salari più bassi e quindi a future pensioni più basse.
La vecchiaia si costruisce da giovani e non solo rispetto a stili di vita e a scelte personali, ma soprattutto rispetto alla definizione di norme che non le penalizzino in quanto madri o in quanto caregiver, o ancora in quanto condizionate in scelte scolastiche perdenti.
All’interno dei nostri Coordinamenti Pari Opportunità il dibattito è sempre alto su questi temi, ma la situazione delle pensionate oggi è l’esempio vivente di come politiche lavorative non attente alle pari opportunità, producano effetti in quella parte della vita dove siamo più fragili e più bisognose di denaro per assicurarci quelle cure e quei servizi che non sono ancora all’altezza dei nostri bisogni.
Lavoro ancora lungo da svolgere con le nostre giovani