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Caro Governo….. ti scrivo così mi distraggo un P.O.

Sono passati sei mesi diversi mesi dall’insediamento del Governo dopo le elezioni dello scorso settembre.

Le decisioni, conseguenti alle scelte su come impostare le politiche, del nuovo Governo per la prima volta nella storia a guida femminile stanno segnando un netto cambio di indirizzo rispetto al precedente. Purtroppo, non in senso positivo, per quanto riguarda il femminile. Lo stile di leadership della Presidente del Consiglio è molto diverso dalle sue omologhe d’oltralpe: a partire dal linguaggio e dall’attenzione riservata alle fasce più deboli della popolazione abbiamo avuto in diverse occasioni la percezione netta delle differenze che ci dividono. Il discorso di insediamento della Presidente del Consiglio, per chi volesse rileggerlo, è qui: https://www.governo.it/it/articolo/le-dichiarazioni-programmatiche-del-governo-meloni/20770

Per la prima volta viene eletta una donna, Elly Schlein, anche al vertice del PD  https://www.wired.it/article/elly-schlein-prima-segretaria-pd-storia-curriculum/ . Attivista per i diritti, già parlamentare europea, sale alla guida di un partito con molti problemi interni. Sembra davvero che quando serve una sterzata, serve una donna! Ci sono molte questioni importanti che stanno venendo al pettine, serve una barra dritta verso i diritti, le donne, il lavoro. Per esempio:

La certificazione di genere, prevista come prerequisito per le aziende per accedere a punteggi premiali nella partecipazione a bandi pubblici legati a risorse PNRR, è stata per così dire declassata: espressamente finanziata con risorse specifiche per incentivarne l’acquisizione, la certificazione cresce, nel senso che le aziende si certificano presso le istituzioni abilitate, ma l’obiettivo finale si allontana. La norma relativa è stata inserita in un “allegato” nel nuovo codice degli appalti. Se si legge questo dato assieme a quello dell’elevatissimo numero di deroghe, richieste dalle imprese, rispetto al 30% di riserva nelle assunzioni di donne/giovani/persone disabili su bandi finanziati con risorse PNRR, a cui possono accedere con punteggi premiali le aziende certificate, diventa palese che rischiano di essere vanificati tutti gli sforzi per incrementare l’occupazione femminile in questa irripetibile occasione postpandemica , “come se l’occupazione femminile e l’equità di genere nel mondo del lavoro non fossero una priorità per il nostro Paese!”, come si dice ne Ilsole24ore qui: https://alleyoop.ilsole24ore.com/2023/02/13/parita-genere-codice-appalti/  . Ci eravamo mosse per tempo, come sindacato e come movimenti (HalfOfIt, Dateci voce…), conquistando la clausola trasversale di condizionalità occupazionale in tutto il PNRR. Ma al momento della “ciccia”, il senso resta “donne tornate a casa che abbiamo da fare e non possiamo perdere tempo con voi!”

Ad oggi non abbiamo ancora avuto il piacere di incontrare formalmente la Ministra per le Pari Opportunità, la natalità e la famiglia Eugenia Roccella. Abbiamo avuto però modo di ascoltarla in occasioni pubbliche. Sui diritti questo Governo ha finora dato prova di essere molto lontano dalle nostre corde: sull’accoglienza dei migranti, sulla rimodulazione degli scaglioni fiscali, sulle misure a favore dei più fragili… Anche sul sostegno alla natalità nutriamo qualche dubbio: il primo Osservatorio Nazionale sulla famiglia è programmato a breve, ma sappiamo già dalla stampa cosa la Ministra ritiene prioritario e necessario, e purtroppo non ci sembra abbastanza, non ci sembra coincidente con quello che le donne chiedono, anzi sembra prendere come esempio un modello vecchio, in cui la famiglia è solo quella di tipo tradizionale, in cui per le donne figl* e lavoro sono in competizione.

Viviamo in un Paese in cui il tasso di sostituzione fa pensare ad una glaciazione demografica, l’anagrafica urla che non ci sono abbastanza donne fertili per una ripresa della natalità, eppure non si riesce ad agevolare le adozioni per tutte le famiglie, comunque composte. Così le coppie eterosessuali non accedono all’adozione se non in tempi biblici, le persone single non vengono prese in considerazione, le coppie omogenitoriali avviano processi di cui aspettano per anni le sentenze che consentono di veder riconosciuti ai loro figli e figlie il diritto ad avere genitori uguali, con tutto il corredo di parenti che ciò porta con sé e di agevolazioni nel bilanciamento vita/lavoro quotidiano in un Paese che vive di burocrazia (https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg19/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/425/609/Testo_audizione_Senato_20_febbraio_2023.pdf ). Il Parlamento europeo ha condannato recentemente il governo Meloni per lo stop alle trascrizioni all’anagrafe de* figl* di coppie omogenitoriali: quanto ci vorrà perché le norme si adeguino e si smetta di usare la legge come un martello? Eppure, dai sondaggi emerge che la popolazione è favorevole!  https://www.gay.it/gpa-trascrizioni-figli-coppie-omogenitoriali-sondaggi-governo-meloni

In un mercato del lavoro in cui cominciano a NON trovarsi più bene neanche le persone con un lavoro regolare e a tempo pieno – che però non lascia spazi ad una vita privata -, aumentano i padri che fruiscono del congedo parentale e di paternità, ed  aumentano anche le dimissioni dei padri entro il primo anno di vita de* bimb*. L’Ispettorato del lavoro ha emanato una specifica circolare con cui, ai primi due punti, viene riconosciuto il diritto “alle indennità previste da disposizioni di legge e contrattuali per il caso di licenziamento”, regolando il congedo di paternità secondo una “lettura costituzionalmente orientata della norma attraverso “una interpretazione aderente al principio di uguaglianza e alle esigenze di solidarietà sociale” https://www.bollettinoadapt.it/wp-content/uploads/2022/12/INL-DCGIURIDICA-REGISTROUFFICIALE-0002414-06122022.pdf

Aumenta ancora il lavoro part – time e il lavoro temporaneo https://terzomillennio.uil.it/blog/veronese-aumentano-i-nuovi-rapporti-di-lavoro-ma-resta-alto-il-numero-di-quelli-temporanei/?fbclid=IwAR2zziLmOncK76MlKHQQze53jlwgymIQ1qzwx8HNCVgEQmOadY8tIvpA2qk , solo la Romania ha una percentuale di NEET superiore alla nostra, non si rinnovano con regolarità i contratti di lavoro, l’Europa parla di salario minimo, le comunità di diversa etnia stentano ad integrarsi mentre i/le loro figli e figlie vivono la lacerazione tra la famiglia tradizionale di origine e una pienezza di vita che non avviene per scarsa attenzione all’integrazione sociale. Il Sud continua ad allontanarsi da un Nord verso cui emigrano i giovani laureati – Nord che sempre più spesso significa altri Paesi. Il nostro Paese è diventato l’ultimo in Europa per tasso di occupazione, secondo l’Istat ed Eurostat oltre che per le donne anche per gli uomini, se si guarda alla fascia 25-34. Tasso trascinato in basso da commercio, ristorazione ed alberghi ma anche da una Sanità il cui valore sembrava avessimo recuperato durante la pandemia e che continua a non avere gli strumenti e le risorse umane ed economiche necessarie per ripartire. E, dato peggiore, da un sistema carente di servizi che continua a non investire in infrastrutture, in nidi pubblici che dovrebbero passare dal 25% al 60%, che non  investe nella scuola a tempo pieno, nella cura e nell’assistenza agli anziani e ai disabili che sono quasi sempre a carico delle donne.

Eppure, siamo considerati il Paese che ha le norme migliori. Su quasi tutto. Con una differenza che persiste tra la teoria e la pratica, come potrebbe emergere dalla nuova direttiva approvata recentemente dall’Unione Europea in materia di contrasto al divario salariale di genere. La CES – Confederazione Europea dei Sindacati – aveva sottoposto richieste di modifica ed integrazioni a cui unitariamente abbiamo contribuito. Il divario salariale si combatte con la trasparenza retributiva: l’Italia si è dotata di modifiche migliorative al Codice delle Pari Opportunità, che sollecita anche le microaziende a dichiarare le retribuzioni erogate – anzi le incentiva. Al momento il testo definitivo non è ancora stato approvato dal Consiglio, vedremo all’atto della pubblicazione in gazzetta europea cosa è stato recepito delle richieste sindacali.

L’8 marzo quest’anno ha avuto un sapore diverso. Non di solo lavoro si è trattato: le protagoniste reali e virtuali sono state le donne che vengono uccise per un pretesto come Mahsa Amjni, in territori di guerra alle loro libertà come l’Iran, in cui gli estremisti hanno avvelenato studentesse in molte scuole  https://www.ilsole24ore.com/art/iran-oltre-100-arresti-avvelenamento-studentesse-AEyKNq2C . Unitariamente, a livello nazionale, abbiamo dato voce alle donne di tanti Paesi in lotta per i diritti che non vanno mai dati per scontati. La fiaccolata davanti all’ambasciata dell’IRAN qui: https://fb.watch/j9s7ANjs5r/

Insomma, a veder bene, un altro bollettino di guerra… Ma cosa c’è che funziona, in questo Paese?

Noi. Ci siamo noi. Le persone per bene che tengono alla cosa pubblica e si fanno in quattro per fare del proprio meglio sempre e magari un pochino di più. Che sono attive ed attivi nel Sindacato, soprattutto nella nostra UIL che mette al centro lavoro, diritti, salute e sicurezza sul lavoro. Che continua a motivare persone più giovani a raccogliere il testimone della rappresentanza e del lavoro sul campo. Che costruisce nuovi percorsi senza perdere il filo della nostra storia. Che è piena di sindacaliste che non si arrendono e continuano concretamente in tutti i luoghi a seminare linguaggio e buone prassi con convinzione e tenacia.

La celebrazione unitaria del prossimo Primo Maggio metterà al centro la Costituzione ed i suoi principi, a 75 anni dalla promulgazione. Una scelta importante, soprattutto alla luce dei tanti attacchi ai diritti ed ai nuovi orientamenti verso una “autonomia differenziata” che rischia di aumentare ancora le disuguaglianze nel nostro Paese.

Abbracci e Serena Pasqua a tutt*, sperando che la pace arrivi al più presto in tutti i territori di guerra, dentro e fuori i confini della nostra Europa.

Sonia Ostrica

Coordinatrice Nazionale Pari Opportunità UIL

Cell 335-8385288

s.ostrica@uil.it

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