E’ uscito oggi il Rapporto Povertà della Caritas 2024.
Si tratta di una raccolta di dati e considerazioni sulle ragioni dell’innalzamento della povertà in Italia.
Cattiva occupazione ( precariato e salari bassi) , abbandono scolastico, assenza di misure di sostegno significative per chi si trova in difficoltà.
Riportiamo solo il pezzo sulla situazione degli anziani che si rivolgono alla Caritas per un aiuto, ma consigliamo una lettura del rapporto che non ha l’ampiezza dell’ISTAT, non ha la lucidità della ricerca scientifica, ma che usa la solidarietà come chiave di lettura per la situazione sociale di oggi.
Solidarietà parola magica e sconosciuta a molti e che oggi viene dileggiata come se si trattasse di miope debolezza, ma che unisce credenti e non credenti, in un obiettivo che valorizzi la persona
“Gli anziani che hanno chiesto aiuto alla Caritas nel 2023 sono stati 35.875 (erano 30.692 nel 2022), che corrispondono al 13,4% dell’utenza. Se si guarda ai dati in una prospettiva longitudinale ci si accorge che nel corso degli ultimi anni si è assistito a un costante aumento del peso degli over 65, passato dal 7,7% del 2015 al 13,4% del 2023. In alcune regioni tale incidenza raggiunge livelli ancor più elevati in particolare nelle regioni del Mezzogiorno come, ad esempio, Campania (18,1%), Basilicata (16,6%), Puglia (15,4%) e Sardegna (15,3%). Tra gli anziani incontrati risulta alta la percentuale delle persone che non convivono con un partner (72%), perché defunto o perché è stata sperimentata la rottura del legame coniugale e affettivo. Quasi una persona su due dichiara di vivere da sola (46%) e più della metà risulta pensionato (il 50,3% del totale). Molto basso il loro livello di istruzione: il quaranta per cento possiede al massimo una licenza elementare. La gran parte vive in affitto o in case popolari; nonostante l’età avanzata solo il 17,1% può contare su un’abitazione di proprietà. Se si guarda alla storia assistenziale colpisce notare che quasi il 70% degli anziani incontrati nel 2023 siano persone conosciute e assistite da tempo, segno che è proprio tra gli over 65 che si annidano maggiormente le storie di cronicità.”