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Seminario UILP Lombardia sul Piano Socio Sanitario di Regione Lombardia: linee guida …ma soluzioni?

Si è svolto venerdì 23 febbraio il seminario organizzato dalla Segreteria Regionale UILP per l’illustrazione e l’analisi del Piano Socio Sanitario che Regione Lombardia ha presentato alle OOSS.

Il “malloppo” verrà inviato alle strutture accompagnato da una sintesi che elencherà non solo le criticità segnalate già nella relazione e integrate nel dibattito, ma anche dalle misure che andranno prese in considerazione nel corso della contrattazione sociale che vede protagonisti OOSS confederali e dei pensionati e le diverse  Amministrazioni Comunali.

La relazione presentata da Cesare Meini che per la UILP Lombardia, partecipata agli incontri che hanno luogo in Regione presso l’Assessorato Welfare, ha segnalato la frammentarietà del Piano come se la costruzione di un progetto di vitale importanza per i 10 milioni di lombardi, avesse caratteristiche di dinamicità e solo di indirizzo, poiché le soluzioni non sono mai o quasi mai, offerte.

Il Piano viene costruito intorno a 10 milioni di cittadini di cui 3 milioni possono essere definiti “fragili” per ragioni di età o di patologie, con 204 strutture ospedaliere che nel piano non risulta si abbia intenzione di aumentare ed ancora con 666 RSA sempre in carenza di personale e con l’annoso problema delle rette a carico delle famiglie ed infine con 110 Pediatri e  5600 Medici di Medicina Generale che hanno ora in cura 1300 pazienti ciascuno e che la Regione vorrebbe far salire a 1800.

Accanto a questi pochi dati, ma per completare il quadro, vanno tenute presenti le condizioni economiche di una popolazione che si sta impoverendo e dove coloro che vivono soli sono  in forte aumento. La stampa spesso lancia allarmi sul fatto che chi non ha quattrini ha smesso di curarsi  per ragioni che stanno nei tempi di attesa, nelle liste di attesa, nelle difficoltà organizzative dei più fragili a raggiungere luoghi di cura lontani dalla residenza, ma come spesso avviene ci si accontenta di “lanciare un alert” e non di proseguire approfondendo le ragioni per cui tutto ciò accade.

La Regione sa tutto ciò, sa di non avere creato il CUP UNICO che si richiede da tempo, sa che i MGM sono pochi e gravati da una serie di incombenze organizzative che gli sono piombate addosso e che levano tempo alla cura ed alla voglia di fare questo mestiere. I Medici di base non ce la fanno più ad andare al domicilio dei malati e allora?….Il problema si somma agli altri che non trovano mai una soluzione.

Che la misura sia colma lo diciamo da tempo , ma è sempre con uno spirito costruttivo che affrontiamo i confronti con la Regione e che hanno luogo in genere “a cose fatte” e cioè quando le decisioni sono state assunte ( o le non decisioni), le delibere pronte e l’attenzione per i nostri suggerimenti a trovare soluzioni, appena sopportati.  Ascoltiamo con la medesima attenzione le critiche che la Regione muove ai cittadini/pazienti : non fanno abbastanza prevenzione ancorché gliene venga offerta parecchia, non si adattano a soluzioni “scomode” pur di raggiungere cure e terapie e diagnostica, non si preoccupano di disdire appuntamenti per visite che non faranno o che hanno fatto altrove. Ascoltiamo e ci facciamo carico, ma il tema è più vasto come tutti sappiamo e complesso.

La nostra attenzione resta e resterà alta perché le cure primarie, le cure riabilitative, l’efficienza e l’efficacia dei MGM, l’accesso ai consultori, la continuità assistenziale rimangano delle priorità per continuare a rivendicare un sistema socio-sanitario accessibile e di qualità, rispettoso dei pazienti e degli operatori.

 

 

 

 

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